Eroi e Antieroi
112 concorso nazionale, inaugurato nel 1925 (foto 13) e poi purtroppo fuso durante la Seconda Guerra Mondiale per il recupero del metallo. In questo monumento Zago ricorre a un’in- venzione che rendeva quest’opera unica nella produzione dello scultore, ma anche inusuale rispetto all’iconografia monumentale di que- sti anni. La Patria , dall’abito sbattuto dal ven- to quasi a citazione di una Nike , brandendo la corona d’alloro, incita il soldato indicandogli la strada verso la vittoria. Nonostante il torso nudo, scelta che conduceva verso un più di- retto rapporto con i modelli della classicità, il soldato mantiene quell’atteggiamento poco eroico che dicevamo, apparendo quasi incerto nell’accogliere l’invito deciso della figura fem- minile. Un atteggiamento questo che subisce decise varianti nel momento in cui Zago fir- ma le sue creazioni insieme a Eugenio Prati nel periodo tra il ’22 (data dei monumenti di Montecchio Maggiore e Roverchiara, foto 14 ) e il ’26: impressionante in questo senso è il soldato di Isola della Scala (inaugurato nel 1923, foto 15 ), quasi completamente nudo se si esclude un drappo intorno alla vita, deci- samente classicheggiante ed eroico, il cui vol- to esprime con una smorfia espressionistica di terrore la tensione e la violenza del gesto con cui rivolge il pugnale contro l’aquila bi- cipite di austriaca memoria. Un monumento che, allora come oggi, si può considerare fra i più imponenti di tutto il Veneto. Le stesse espressività e gestualità esasperate si ritrovano in altra imponente opera della coppia Zago Prati: il Monumento ai Caduti di Montefor- te d’Alpone (foto 16) inaugurato nel settembre del 1924. Le orbite scavate e le bocche aperte in un urlo che deforma i linea- menti dei due soldati, uno che sostiene l’altro ferito, sono da ricondursi, come anche nel caso del monumento di Illasi (foto 17) inaugurato nello stesso mese di settembre, all’invenzione e allo stile di Prati a cui si deve probabilmente questa accentuazione in senso quasi espressionista. 13 14
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